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Real Casino di Carditello

Il Real Casino di Carditello è il sito reale che meglio esprime la visione celebrativa e produttiva  del Regno, elaborata da Ferdinando IV di Borbone sugli esempi del padre Carlo e sulla scia delle riforme economiche e sociali avviate dagli Asburgo in Toscana, Lombardia ed Europa. 

La gioia provata dal re alla sua inaugurazione, si evince da quanto egli confessa al pittore Jacob Philipp Hackert: «Questo è l’unico palazzo che posseggo che sia completamente finito e ammobiliato».

L’architettura del Palazzo trae ispirazione dalle ville del Palladio, dallo stile neoclassico inglese proposto da Robert Adam – architetto ufficiale del re Giorgio III d'Inghilterra – e dal recupero dei modelli antichi, già apprezzato da Luigi Vanvitelli e incentivato dalla scoperta delle rovine di Pompei ed Ercolano durante il regno dei Borbone.

Le sale del sito reale rappresentano un nuovo modo di arredare, che considera la scelta dei quadri come parte integrante del progetto decorativo. Il compito è affidato ad Hackert, pittore di corte e direttore artistico dei lavori, che seleziona le opere in allineamento alla vocazione del luogo, quindi attinenti a temi quali: l’allevamento, la produzione agricola, il rifornimento delle mense reali e la vendita delle eccedenze.

Allievo del filosofo e scienziato svizzero Johann Georg Sulzer, Hackert – che aveva già collaborato alla realizzazione del Giardino Inglese della Reggia di Caserta – riteneva che l’arte fosse soprattutto un mezzo per contribuire alla moralità e alla felicità dell’uomo, e che lo Stato avesse il dovere di utilizzarla per la sua funzione storica, sociale ed educativa.

La cooperazione di Hackert con il casato dei Borbone comincia nel 1972, anno in cui Ferdinando IV e il pittore si conoscono nel corso dei lavori di realizzazione di una grande Galleria nella Villa del Pincio, svolti su commissione di Marcantonio IV Borghese. Nell’organizzare la nuova quadreria di Carditello, Hackert alterna diversi autori – soprattutto napoletani, toscani e tedeschi – al fine di accontentare il più possibile i gusti della famiglia reale: ai mercati di pesce e selvaggina del pittore austriaco Giacomo Francesco Cipper, contrappone la delicata e accogliente luce delle pale d’altare del fiorentino Carlo Brunelli; all’eleganza britannica dei canettieri reali di Martin Ferdinand Quadal, affianca la semplicità domestica delle nature morte del napoletano Baldassarre de Caro e del toscano Giacomo Nani.

Le scene di caccia, le nature morte e i mercati della Quadreria di Carditello, sono da considerarsi dei preziosi documenti sulla storia dell’alimentazione borbonica, delle mense reali e delle produzioni del territorio durante il regno di Carlo e Ferdinando IV di Borbone. Scopriamoli!




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Le sale